#3 DIVENTARE IRONMAN

Condividi su facebook
Condividi su twitter
Condividi su linkedin
Siamo diventati connessi ed operativi, il software mi ha dato alcune indicazioni su cosa faceva Valerio in precedenza. Il controllo che ho fatto è stato solo sui volumi mantenuti fino a quel momento e le giornate di allenamento, in modo da dare continuità prima di modificare le sue abitudini in base alle esigenze dei miei metodi.

Prima di somministrare allenamenti mi serve conoscere l’atleta, creare le sue zone di allenamento, conoscere le varie intensità da sostenere per avere i condizionamenti che voglio. Non ho allenamenti già impostati o schede standard da seguire, io creo ogni settimana gli allenamenti personalizzati, come un abito su misura. Non carico mai allenamenti a lungo termine, ho bisogno ogni settimana di controllare se il lavoro svolto ci sta portando nella direzione che ci aspettavamo. Se devo correggere qualcosa lo faccio subito, dopo un mese potrebbe essere troppo tardi e direi inutile.  

Per questo motivo i primi allenamenti sono una serie di test da campo che faccio fare per avere già le prime indicazioni. I primi che faccio sono semplicissimi, non mi danno tante indicazioni, però inizio ad avere i primi dati sull’atleta, inoltre controllo come si comporta durante lo svolgimento degli stessi test. Correggere eventuali errori sui primi test è importante per poter essere perfetti quando andremo a fare quelli più specifici. Generalmente, così ho fatto anche con Valerio, faccio fare frazioni a tutta sulle tre discipline in questo modo. Nuoto sui 200mt e 400mt, corsa sui 15 minuti, ciclismo sui 30 minuti. Ripeto non sono i test che poi ho ripetuto o mi hanno dato i risultati che mi sarebbero serviti, però ho avuto i primi dati sui quali abbozzare una struttura di zone ed intensità di allenamenti. I test che si possono fare sono tantissimi, ognuno ha i suoi punti forti e deboli, non esiste il test migliore. Io ne adotto alcuni, tra quelli più affidabili semplici e ripetibili nel tempo, sia in laboratorio sia sul campo. Solo quando confronto tutti i vari dati che ricevo sono certo di avere la situazione sotto controllo, dati certi sui quali costruire un piano di allenamento veramente personalizzato. Dopo tanti test fatti ed anni di esperienza sulla interpretazione degli stessi, mi sono creato un mio algoritmo che mi permette di interpretare nel modo migliore tutti i dati. Il feedback degli atleti, soprattutto quando iniziano con me, è che normalmente non hanno mai fatto tutte quelle verifiche in passato. Lo so bene che per la maggior parte dei miei colleghi sono perdite di tempo, però io ci tengo molto, credo che solo se hai dei dati oggettivi e soggettivi puoi veramente lavorare per migliorare i punti deboli e consolidare quelli forti. I test, come dicevo prima, devono essere semplici e ripetibili nelle stesse condizioni, altrimenti i dati che ricavi sono falsati. Per questo motivo inizialmente ci perdo molto tempo, a volte li ripeto o ne faccio altri di controllo, l’esperienza mi permette di capire subito quando un dato è falso. Dopo un piccolo periodo di allenamenti generici e somministrati con le prime indicazioni che ho avuto sui primi test abbiamo iniziato a fare sul serio. Prima ho fatto dei test con protocollo Inscyd su tutti e tre gli sport e questo mi ha permesso di capire che atleta avevo di fronte. Come mi aspettavo Valerio era un atleta molto glucolitico, con una gestione del lattato ottima per le brevi distanze ma non era pronto per le lunghe distanze. Questo mi ha fatto capire che dovevo puntare su alcuni aspetti come la diminuzione della VlaMax mantenendo alto il Vo2Max, senza perdere le ottime capacità di velocità. Una bella sfida sicuramente, però sono le sfide che mi piacioni di più. Migliorare uno già forte è estremamente difficile ma entusiasmante. A questo punto è arrivato il momento di fare altri test da laboratorio come il Lattato, ho preparato un test di Mader per bici e corsa ed un giorno ci siamo incontrati nella mia palestra ed abbiamo fatto i test in sequenza bici sui rulli e corsa sul tapis. In modo da valutare anche la risposta temporale sulla capacità di accumulo e smaltimento del lattato sui due sport.  

 Questi sono i risultati dei primi test fatti

Con tutti questi dati ho avuto un quadro completo del mio atleta. Da quel momento ho deciso di adottare un metodo di allenamento personalizzato sulle sue esigenze, solo così sono capace di allenare. Quelli che dispensano schede già compilate preparate in base alla gara da fare non li riesco proprio a capire, sicuramente si rendono la vita più facile, io invece passo i week end ad analizzare la settimana passata e proporre quella prossima. Non capisco neanche come fanno gli atleti che si scaricano le schede da qualche fonte su internet, ancora peggio leggono che un top fa un certo allenamento e lo ripetono, ma non conoscono le proprie caratteristiche metaboliche, oppure (ne conosco tanti) che si allenano con gli stessi esercizi dell’amico senza capire che quelli sono stati creati per le sue esigenze. Sarà per questo che mi circondo solo di atleti che hanno una caratterista in comune: vogliono migliorarsi sempre, oggi sono migliore di ieri ma so già di essere peggiore di domani. Questo è il mio motto ma anche il modo di pensare dei miei atleti. 

Il messaggio di questo post è: 

                         3. Non stancatevi mai di testarvi, potete migliorare solo quello che conoscete. Monitorate le variazioni nel tempo, intervenite per migliorare i vostri difetti e consolidare i punti forti 

#2 DIVENTARE IRONMAN

Definiti gli obiettivi, pianificato le attività da svolgere, siamo passati alla gestione dei dati. Abbiamo installato e impostato le varie app e software che utilizzo

#1 Diventare IronMan

+ Diventare un triatleta e poi un IronMan è il sogno di ogni atleta di endurance che sa nuotare, pedalare e correre. È stato il