Ho sempre continuato a seguirlo ed utilizzarlo anche se solo come parametro secondario, oggi sono cambiate tante cose. Prima di tutto sono parametri che si possono vedere sui dispositivi indossabili mentre ti alleni e poi sono stati migliorati i vari algoritmi. Azienda come Suunto è uscita con una sua versione modificata di DFAa1 denominata DDFAa1, le altre si stanno attrezzando. Attualmente il dato mi è sembrato sempre più affidabile ed attendibile. In particolare, nel determinare la prima soglia. La famosa soglia aerobica o LT1 o Vt1 come volete chiamarla. Di recente ho fatto un test in laboratorio con il metabolimetro ed ho confrontato i vari parametri, in particolare le 2 soglie. I valori coincidevano perfettamente e ne sono rimasto sorpreso. Sarebbe il sogno di tutti di avere la possibilità di conoscere le zone senza dover fare test continui e costosi. Sappiamo che in tutte le metodiche di allenamento, dal polarizzato alla soglia, dal piramidale al norvegese, o quello che volete, hanno tutti in comune la quantità maggiore del volume di allenamenti al disotto della soglia aerobica. C’è chi la chiama Z1 con le 3 zone o Z2 per le 5 o più zone, alla fine è la stessa cosa. Gli stessi norvegesi sono costretti a bucarsi in continuazione per valutare l’intensità dell’allenamento. Questo dovrebbe far riflettere i più attenti. Come mai si fanno continui prelievi di sangue per valutare il lattato? Se la dottrina e idea comune è che individuata le soglie (cardio, watt, passo, velocità, etc.) in test da campo o laboratorio non ci sarebbe la necessità di controllare in continuazione. Si creano le zone e si sta in un determinato range per condizionare i meccanismi che si vogliono allenare. La verità è che ogni test ha i suoi difetti, ogni persona è diversa ogni giorno. Lo stesso lattato può essere ingannato dall’alimentazione, basta mangiare o non mangiare carboidrati poco prima della rilevazione che può cambiare tutta la concentrazione di lattato nel sangue, oppure semplicemente mangiando in modo differente da quando si è fatto il test che i valori sono differenti. Quindi è giusto misurarsi ogni giorno anche più volte per essere certi di stare al di sotto della prima soglia o intorno alla seconda soglia. Quindi affermare che la mia soglia aerobica è a 148bpm o 140 watt o 6:00 min/km o 1.40 min/100mt o quello che volete è corretta fino ad un certo punto. Purtroppo, se non si ha la possibilità di bucarsi in continuazione ogni volta che si esce ad allenarsi, ammesso che lo si voglia fare, si usano dei range ampi per essere sicuri che si è molto vicini alla realtà.
Bene, il DFAa1 come bio marcatore potrebbe evitare tutto questo, non è un parametro legato ai numeri esterni tipo HR, Watt, Passo, Velocità, ma al nostro sistema nervoso autonomo. Quello che coinvolge, organizza e determina la nostra performance. Il nostro miglior muscolo è il cervello, tutto parte e dipende da lui. Il SNA è l’apparato più vicino al cervello è forse il braccio armato del cervello. Quando iniziamo un allenamento il SNA si adegua in base al momento ed alla situazione interna dell’atleta e adegua di conseguenza le soglie al momento. E’ un meccanismo complesso ma semplicissimo se lo si conosce. Cercherò di spiegarlo nel dettaglio sul prossimo post. Immaginate se fosse possibile ogni volta che ci alleniamo fare un test in laboratorio e determinare le soglie giornaliere e subito dopo andare ad allenarci con i valori giornalieri, sarebbe la condizione perfetta. Bene questo potrebbe essere il nuovo bio marcatore DFAa1, ripeto io lo sto usando e monitorando da anni e credo che sia arrivato il momento di adottarlo come parametro principale per la somministrazione di allenamenti ai miei atleti, iniziare quella fase pratica della sperimentazione (in realtà non si usa proprio come l’ho scritto ora, però è per farmi capire senza rivelare troppo). Lo farò da prima con i miei atleti che conosco maggiormente e che posso subito valutare se l’andamento nel tempo è positivo o meno per poi proporlo a tutti.
In questo periodo sto testando anche dei nuovi software di AI che determinano l’allenabilità dell’atleta proprio partendo dai dati della variabilità cardiaca, monitorando lo stato del sistema parasimpatico durante il recupero, HRV notturna principalmente, e variabilità cardiaca durante lo sforzo proprio tramite DFAa1. Questa sarà una nuova frontiera, staremo a guardare e monitorare come sempre le evoluzioni.
Come ho scritto sopra, e mi ripeto perché credo che sia importante, inizialmente nel 2020 avevo dei dubbi per i limiti del bio marcatore, erano i pochi dati a disposizione e limiti tecnologici. A distanza di quattro anni questi limiti sono stati superati, bisogna stare attenti ai sensori utilizzati per poter avere dei dati precisi ed affidabili. Controllare che la fascia cardio sia di qualità, è consigliabile associarla tramite bluetooth e non ant+, registrare sul dispositivo i dati HRV se si ha la possibilità. Sono ormai problemi superati, tutti i dispositivi di ultima generazione lo possono fare, inoltre possiamo crearci quadranti che danno in diretta il bio marcatore DFAa1. Per cui credo che sia arrivato il momento di utilizzarlo definitivamente. Per concludere questo primo post sull’argomento elenco i vantaggi di questo marcatore:
- Non dipende da HR o altri parametri
- Unica per sport
- Standardizzabile a prescindere dal tipo di atleta
- Non dipende dallo stato di forma dell’atleta, immaginate il vantaggio di fare un test a chi riprende dopo un infortunio o sosta forzata.
- Non dipende dalla fatica accumulata dall’atleta, non ha deriva. Immaginate che vantaggio è non fare routine prima dei test, sempre difficili da standardizzare. Oppure far fermare gli atleti prima di un test che è sempre difficile, soprattutto ai triatleti.
- Stabile, molto sensibile e reattiva. Molto più immediata del Cardio o Passo o Watt o velocità
- Non invasiva ed a costo zero. Non ci si buca né si deve fare rampe fino ad esaurimento che molto spaventano gli atleti
- Fattibile ovunque anche in autonomia dall’atleta, anzi direi che si fa ogni giorno prima e durante l’allenamento.
- Una correlazione a me particolarmente interessante è DFAa1 e RPE, ho potuto valutare che sono correlati e se un atleta è ben istruito sulla percezione dello sforzo i punti di soglia sono particolarmente corrispondenti. Questo sarebbe il massimo, io ai miei atleti più giovani li ho sempre istruiti su RPE invece che dati come passo o watt (anche perché ai giovani non faccio comprare accessori inutili a quella età). È emozionante vedere come siano in grado di autogestire le proprie soglie, resto sempre sorpreso di quanto siano diventati bravi quando verifico i dati. In gara non hanno mai bisogno di vedere l’orologio sanno già in testa quello che sta succedendo.
Questi sono solo i primi vantaggi che mi sono venuti in mente in questo momento ma ce ne sono molti altri. Vedremo l’evoluzione. Io ci credo ed inizio a lavorare con questo Bio Marcatore