Zone allenanti. Come le creo

Condividi su facebook
Condividi su twitter
Condividi su linkedin
Negli sport di endurance è normale sentir parlare di Zone di allenamento. Identificano una certa intensità dell’esercizio proposto, individuano che tipo di lavoro si vuole portare a casa con l’allenamento proposto. Il termine zona si può utilizzare per tutti i parametri presi in considerazione, battito cardiaco, watt, velocità, passo, etc. Per ognuno si possono creare le zone specifiche di allenamento. Identificate con i numeri tipo Z1, Z2 e così via, dove al numero più basso corrisponde l’intensità più bassa. Nei precedenti post ho parlato di come alcune zone siano usate erroneamente, secondo il mio parere che non è la verità assoluta. Con questo, qualcuno mi ha chiesto se usassi anche io le zone. Io uso le zone come tutti, questo favorisce anche il dialogo con gli atleti. Quando voglio trasferire ad un atleta che tipo di allenamento gli voglio far fare è più semplice dire Z2 o Z4 rispetto ad aerobico o soglia o anaerobico etc. Con i più giovani uso RPE con scala 1 a 10 per comunicare il tipo di intensità, ritengo che sia più corretto, inoltre, i più giovani potrebbero non avere misuratori ed accessori vari per determinare le Zone, però questo è un altro argomento che affronterò in un altro post.  

L’unica differenza è sulla creazione delle zone allenanti. Io uso un metodo che mi sono creato e migliorato negli anni con l’esperienza sul campo e personalizzando alcuni studi e ricerche studiate. 

 

Il metodo più comune è quello di determinare un punto, chiamato soglia o ftp o passo medio o altro, e su questo dato si determinano le zone usando delle percentuali prestabilite e fisse. Questo è il primo difetto che vedo in questo metodo, perché come ormai dovremmo sapere tutti, non siamo tutti uguali e standardizzare qualsiasi cosa è sbagliato. D’altro canto, non è possibile fare diversamente se non si hanno dati certi come un profilo metabolico dell’atleta, col quale determinare le giuste zone. Questo metodo è il più utilizzato proprio perché è il più semplice è alla portata di tutti ed a costo zero. È un metodo creato negli anni 80-90 quando non si avevano tutte le possibilità tecnologiche che abbiamo oggi. Non dico che è sbagliato, ha formato tanti atleti fino ad oggi e continua ad essere il metodo più utilizzato. Però è sicuramente un metodo migliorabile, soprattutto se si vuole fare una vera personalizzazione degli allenamenti. Anche io lo uso con gli atleti che non ho un profilo metabolico definito, dove non è stato possibile fare test specifici per motivi di tempo o costi, per cui non posso parlare male del metodo tradizionale. Per gli atleti più evoluti e con quelli con cui ho fatto dei test specifici uso un metodo completamente diverso e più personalizzato. La scelta è anche dovuta alla volontà dell’atleta.  

Non esiste un metodo perfetto o il migliore di tutti, io ho personalizzato un mio metodo ma non ho la presunzione di dire che è il migliore. Sempre meglio avere un metodo, qualsiasi sia, piuttosto che allenarsi alla ceca senza una guida. I diversi autori parlano di 3, 5, 7, anche 10 zone ognuno ne usa uno. Io cerco solo di semplificare il tutto, non è per niente facile allenarsi e portare attenzione sul dispositivo che si usa perché bisogna stare in una determinata zona, se poi ci complichiamo il tutto con dieci e più zone è un problema. 

La base della mia metodica è il modello a 3 zone, dove la prima zona è quella che va dal riposo alla prima soglia ventilatoria o aerobica ognuno la chiama come vuole, la seconda zona è quella che si trova tra la prima e la seconda zona ventilatoria o dello stato stazionario del lattato, la terza zona è quella che va sopra la zona di soglia del lattato o VT2. 

In definitiva Z1 è tutto quello che c’è al di sotto della soglia aerobica, la Z3 è tutto quello che c’è tra lo stato stazionario del lattato e massima intensità, la Z2  è quella che si trova tra la prima e la seconda zona. Molto semplice nella sua costruzione e comprensione. Partendo da questa base si capisce bene che i due dati più importanti da determinare sono la prima e la seconda soglia. Per fare questo i metodi migliori sono test da laboratorio con successive conferme sul campo, tipo Lattato e Metabolimetro. Una volta che ho determinato con precisione queste soglie le nomino con Z2 e Z4, ovviamente Z2 è la prima soglia, Z4 la seconda soglia. Sono zone con range molto stretti, quasi a determinare un singolo punto, per fare un esempio la mia prima soglia è 144-147 battiti e seconda soglia è 150-152 battiti. Sono dati specifici e calcolati singolarmente, la Z2 non è una percentuale di Z4 ma un dato autonomo, potrebbe essere a 70% o anche 80% di Z4 per intenderci. Non a caso ho riferito dei battiti perché per me sono il parametro più importante soprattutto sugli esercizi a bassa intensità rispetto agli altri parametri come passo, watt, velocità.  

Determinate la Z2 e Z4 determino la Z5 che identifica la V02Max anche questa non è una zona molto ampia e si colloca tra la seconda soglia e il Vo2Max calcolato con i test di cui sopra. A questo punto ho le 3 zone più importanti per il mio metodo, sono quelle che uso maggiormente nei miei esercizi strutturati, hanno range bassi e sono indipendenti, nessuno è % di qualcosa. Di conseguenza si determina la Z1, Z3 e la Z6. Per questo io parto dal modello a 3 zone ed all’interno del quale determino le 6 zone che mi servono per comunicare ai miei atleti che tipo di lavoro voglio fare e cosa voglio portare a casa con l’allenamento proposto, sono 6 zone ma così strette che alla fine sembrano 3. per i miei calcoli e grafici sul carico interno uso il modello a 3 zone, per comunicare agli atleti cosa voglio fare sono 6 zone. Andando ancora sullo specifico, per gli allenamenti fatti sui rulli per il ciclismo diventano 7 solo perché metto un tappo alla sesta zona, se non metti un fine alla zona 6 il rullo crea un allenamento in Z6 molto alto perché il dato tende all’infinito e si blocca il rullo, così ho risolto il problema. Mentre per le zone cardiache restringo a 5 perché è più facile inserirle nei dispositivi che usano tutti le 5 zone, in realtà non è un problema perché sopra Z4 è difficile definire un’altra zona Vo2Max per poi avere la zona 6. 

Questo metodo mi da molte soddisfazioni e mi permette di personalizzare veramente l’intensità dell’allenamento per il singolo atleta, come descritto sopra si può fare solo con dei test per creare un profilo metabolico.  

Utilizzando questo metodo posso anche capire che tipo di atleta ho di fronte. Se uso il metodo standard i grafici delle zone sono sovrapponibili tra tutti gli atleti perché sono determinati da percentuali fisse uguali a tutti. Invece, personalizzando la Z2 e Z4 posso capire che tipo di atleta ho di fronte, se le due zone sono lontane; quindi, una Z3 ampia posso affermare che l’atleta è un velocista, un atleta che ha sempre fatto breve distanze ed allenato il sistema glicolitico più di quello aerobico, oppure un atleta che si allena sempre al 100% senza mai fare attività di bassa intensità, oppure uno che non si allena da tempo o si allena male per fare gare lunghe, queste valutazioni si capiscono analizzando con l’atleta il suo passato. Al contrario se la distanza tra Z2 e Z4 è minima, quindi una Z3 ristretta può indicare un vero atleta di endurance, oppure un atleta che va sempre piano senza mai spingere sull’acceleratore. Il grafico che mi dà più soddisfazione per determinare tutto questo è quello sul battito cardiaco. 

Infatti, se mi chiedete qual è l’accessorio che non farei a meno o se dovessi scegliere solo uno per allenare una persona, non avrei dubbi, una bella fascia cardiaca. Basta solo quella, ovviamente più dati si hanno meglio è. Sul video spiego, forse meglio, tutto quello che ho scritto. Ti consiglio di vederlo perché ci sono spunti più dettagliati e rende più semplice l’argomento. 

 

Lattato, riutilizzo ed accumulo.

La gestione del lattato è cruciale negli sport di endurance. Saper smaltire velocemente ed accumulare lentamente è la chiave di tutti gli sport di endurance.

Zone2 non è % di FTP

Sempre di più si sente parlare di allenamento in Zona 2. Sicuramente è un esercizio determinante per chi fa sport di endurance. Il motivo per